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Mondo vs Mondo

Contrasto: termine con cui si definisce una tecnica fotografica che mette in evidenza luci e ombre, contorni e profili; contrasto è anche la parola con cui si specifica un’antitesi tra due parti, tra due dimensioni, tra due percezioni. Ciò che accomuna i due significati, è la nitidezza della visione: da una parte fisica, dall’altra concettuale, registrando comunque sempre   un punto di vista sul mondo netto e autentico. E, forse, è proprio la parola “nitidezza” quella che meglio definisce il modo di fare fotografia di Gianni Cipriano, con l’intento di catturare, attraverso l’obiettivo, porzioni di mondo estremamente differenti e, per l’appunto, contrastanti fra di loro, ma che fanno parte in un certo senso, di un unico progetto globale, ovvero quello di raccontare, partendo da uno stile-verità ispirato nel taglio al reportage,  tutte le contraddizioni e le sfaccettature che solo la Vita è in grado di offrirci. A prima vista, può sembrare che ci sia una visione super partes della realtà fotografata: invece, dietro ogni profilo, ogni colore, ogni ombra e, soprattutto, dietro ogni contrasto, quello che il fotografo vuole riuscire a trasmettere è un racconto anche critico della storia, quella piccola di ogni giorno e quella con la S maiuscola che rimane scritta nei libri e nelle edizioni straordinarie dei quotidiani. Chi osserva gli scatti di Cipriano, può probabilmente rimanere colpito dall’alternanza tra effimero e  drammaticità, tra l’impressione di momenti legati alla mondanità, e quella di eventi di portata storica e che colpiscono come un pugno allo stomaco. È così che nasce il contrasto tra le maschere di “Settecento”, progetto dedicato al Gran Ballo della Cavalchina, da duecento anni l’evento più atteso e più esclusivo del Carnevale di Venezia e che si svolge nel sontuoso Teatro della Fenice, e le immagini di “Limbo” e “Hill of “Shame”, che raccontano invece gli sbarchi e la drammatica quotidianità dei migranti. Da una parte, la volontaria perdita di controllo e uno stato di euforia, risultato di una disinibizione provocata dal semplice indossare una maschera, dall’altra il dramma di circa 53.000 migranti (solo nel 2011) provenienti dal Nord Africa e dalle regioni subsahariane, giunti a Lampedusa nella cosiddetta “Porta d’Europa”. Un approdo che presto, piuttosto che l’Ellis Island d’Europa da cui poi ripartire verso nuove speranze, si rivela una prigione di insopportabile attesa, un vero e proprio limbo infernale dove rimane solo che uscire dal sovraffollato centro d’accoglienza per costruire la propria prima casa europea sulla cosiddetta “Collina della Vergogna”, una distesa di tende improvvisate con stracci, vestiti, pezzi di metallo. Immagini che possono disturbare, ma che inevitabilmente rappresentano la nostra realtà, e forse diventano ancora più disturbanti quando vengono “contrastate” con quelle della Fashion Week di New York, dove moda e corpi femminili diventano il vero centro dell’interesse internazionale, o quando ancora vengono accostate al volto del leader iraniano Mahmoud Ahmadinejad durante le contestate elezioni del 2009. Un incontro/scontro tra dimensioni diverse, senza mai dimenticare che si tratta comunque di “pezzi” dello stesso mondo di cui facciamo parte.

CHI È GIANNI CIPRIANO

Di origini siciliane, cresciuto tra Brooklyn, Ginevra e Palermo,  Gianni Cipriano è un fotografo indipendente che opera principalmente  tra Palermo e New York. Molte sue immagini sono state pubblicate  su riviste e quotidiani, tra cui The New York Times, Time, Le Monde,  The Wall Street Journal, MSNBC.com, D Repubblica, Io Donna, Ventiquattro, IL, Courrier International, Vanity Fair, Diario, Esquire e  Save The Children; il suo lavoro è soprattutto focalizzato sull’esplorazione dell’identità e sull’influenza della cultura di massa. Primo di due figli  di una famiglia di emigrati, dopo gli studi in Ingegneria e Architettura Aerospaziale, Cipriano si è specializzato in Documentary Photography  and Photojournalism all’International Center of Photography a New York.  Nel 2008 è stato selezionato tra gli “Emerging Talents” of Reportage  per Getty Images e nello stesso anno è stato selezionato per il XXI Workshop  di Eddie Adams a New York; dal 2009 è parte del “Reflexions Masterclass”, seminario internazionale per l’insegnamento della fotografia contemporanea e che ha ospitato alcuni dei migliori giovani autori a livello internazionale;  è stato nominato negli ultimi anni al “Joop Swart World Press Photo Masterclass”.

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