PersonePersone

Isabella nella pancia della balena

di Isabella Perricone

Un’esperienza iniziata quasi per caso e che è diventata un’importante realtà culturale: “Parla Presto” è un punto di riferimento e un vero e proprio baluardo dell’Italia a Boston

La mia storia è come quella di Pinocchio. Come Pinocchio, ho avuto tante vite, molte avventure, innumerevoli esperienze e, come Pinocchio, ho incontrato il Gatto e la Volpe, ho avuto una Fatina dai capelli turchini e sono finita nella pancia della balena dove sono cresciuta e maturata. Sono arrivata a Boston a metà degli anni 90 un po’ per caso, un po’ seguendo “il gatto e la volpe”, quel tipo di persone che sembrano estremamente positive e di cui ti sembra ti possa fidare e poi invece… Io sono siciliana e vivevo a Roma da tanti anni. Roma, si sa, è una città avvolgente e accogliente, una città allegra con un clima mite che ti permette di fare colazione ai tavolini di un bar all’aperto anche a metà febbraio; una città chiassosa, piena di vita, di amici da incontrare tutte le sere e di serate e seratine che non finiscono mai. A Roma per tanti anni ho fatto l’attrice prima, la sceneggiatrice  poi. Insomma, ero contenta e non ci pensavo per niente ad andare a  vivere altrove. Invece l’altrove è arrivato, come arrivano le cose della vita che ti capitano tra capo e collo e che, se sei un po’ avventuroso dici «ma sì, perché no? Proviamoci». E così, proprio come Pinocchio che si buttava in tutte le avventure che gli venivano sotto tiro, con grande  entusiasmo, e anche un po’ di incoscienza, mi sono ritrovata dall’altra parte dell’oceano. Boston è una città bellissima, ma quando sono  arrivata mi sembrava di stare sulla luna. Il clima non perdona; l’inverno può durare più di sei mesi, quando nevica non si esce di casa e guidare nella neve è un disastro. La gente di Boston e della East Coast in  genere, è molto più riservata del resto degli americani, figuriamoci  rispetto agli italiani! Io sono una donna del Sud, una che parla in  continuazione, che ride forte, che abbraccia e bacia tutti. Insomma, qui ero una novità e mi ha salvato il fatto di essere italiana. Perchè                gli italiani sono amati ed ammirati in tutto il mondo. In un certo senso, la mia Fatina dai capelli Turchini è stata proprio l’Italia, perchè l’Italia qui va di moda. Grazie al mio background di cinema mi sono proposta al BCAE (Boston Center for Adult Education), un grande e famoso centro culturale nel centro della città e ho cominciato ad organizzare una specie di evento cinematografico che univa il film al cibo. Circa due volte al mese proiettavo un film straniero che aveva come tema o come sfondo il cibo. D’accordo con una caterer, decidevo il menu e poi ricevevo la gente per una cena che gli avrebbe fatto assaggiare le specialità che avrebbero poi visto nel film. In un ball-room della fine dell’ottocento facevo un pò da padrona di casa, mi presentavo e parlavo con tutti; prima della cena introducevo il film, il regista e il cast, dopo il film organizzavo il dibattito: un grande successo! La gente partecipava numerosa, in città se ne parlava sempre di più e piano, piano hanno cominciato a chiamarmi dalle università  per fare delle conferenze sul cinema “non-americano”. Perchè quando ti abitui al freddo e alla neve, o alla gente che non ama parlare al telefono tranne che per comunicazioni urgenti e brevi. A quel punto cominci a vedere il vero cuore pulsante di Boston! Una città di grande cultura, in cui le università sono una parte essenziale dell’identità  del luogo. Una città dove tutto è bello e in cui  la gente, se ne conquisti la fiducia, si apre e ti offre delle opportunità serie. Nel 1998, incoraggiata dall’affluenza di pubblico alle mie cene-conversazioni cinematografiche, e dalla curiosità che genera la cultura italiana e “l’italianità”, ho aperto il mio centro culturale: “Parla Presto”. Un piccolo regno-comunità a cui si accede imparando la lingua prima, e poi lasciandosi guidare in una passeggiata alla scoperta della  cultura italiana, da Dante ad Ammaniti, da De Sica a Crialese, da Puccini a Pavarotti o Ligabue. Un posto di intrattenimento dello spirito! Nel 2000, sempre per avventura, ho cominciato ad insegnare Cinema a Tufts University, una bella e prestigiosa università con un antico campus a Medford, a pochi chilometri da Boston. L’università è stata una nuova sfida per me, ed io sono una che si lancia con generosità e curiosità nelle sfide; non avevo mai insegnato e alla fine dopo tutti questi anni, so che ho imparato  tante cose e ho scoperto che insegnare mi piace molto. Ho imparato che tutti amano pensare. Che non è vero che in questa era, fatta di  tecnologia, non ci sia spazio per le materie umanistiche o per il “pensiero”. Chiunque, se guidato, ama pensare e riflettere. I miei  studenti di cinema ventenni e in generale americani, come i miei “seguaci” adulti di “Parla Presto”, davanti ai capolavori  del neo-realismo e ai film di Fellini e Antonioni, all’inizio mi guardano perplessi, un pò persi e soprattutto senza parole, poi comincia il dialogo: l’esplorazione dell’immagine, dell’inquadratura, e poi ancora l’interpretazione culturale del personaggio, la magia delle parole… e tutto diventa chiaro. Vedo sorrisi, lampi furtivi negli occhi e i Timidi cominciano a parlare, i Razionali si emozionano. E così Boston per me è stata “la pancia della balena”, un posto meraviglioso dove crescere e  prosperare. Come Pinocchio, anche io mi sono liberata del “gatto e la volpe” e sono cresciuta in questa grande pancia-paese. La Fatina-Italia mi ha  permesso di utilizzare a mio favore un patrimonio antico che ho accumulato negli anni ma che in parte ho ereditato geneticamente  vivendo e respirando in un paese ricco come il nostro; un materiale  prezioso e duttile che ho il privilegio di passare a chi lo desidera. Lavorare con la gente è un’esperienza ogni giorno di sicuro diversa e  sorprendente, e ad essere sinceri, è anche un mio talento: sono brava  a stare con la gente e a farla stare bene tra loro. Una dote per niente pratica, ma per qualche ragione molto utile qui in Stati Uniti. Dico sempre ai miei studenti di Tufts che qualunque tecnologia nuova imparino, sarà obsoleta nel giro di pochi anni, ma l’arte dell’apprendere, dello sfidare la propria mente, la capacità di socializzare e rapportarsi, non tramonterà mai. Imparare ad imparare è un’arte da non sottovalutare. Più che un “professore” mi sento un’intrattenitrice della mente: la gente mi appassiona e sono fortunata perchè ho fatto di questa passione, una professione.

Per ulteriori informazioni sull’approccio di Isabella all’insegnamento della lingua e cultura italiana, si prega di contattarla tramite l’indirizzo isabella@parlapresto.com o visitando la pagina Parla Presto su Facebook.

Comments are closed.

0 %