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Fine foods at Di Palo's

Una famiglia che tramanda valori e tradizioni attraverso il cibo italiano

C’era una volta Little Italy a Manhattan. A dir la verità c’è ancora ma è così cambiata da essere quasi irriconoscibile. Invasa da Chinatown, resiste solo con un piccolo avamposto fatto di ristoranti, bar e gastronomie lungo Mulberry St. Anche l’italiano di New York nel tempo è cambiato. Di immigrati di lunga data nati in Italia (o figli di italiani) ne sono rimasti ormai veramente pochi. Gli italo-americani sono quasi tutti di terza, quarta e quinta generazione. Non parlano italiano (o molto poco), alcuni non sono stati mai in Italia e non sempre vogliono o riescono a tramandare la loro italianità. I nuovi immigrati invece sono prevalentemente giovani singoli con una mentalità simile all’americano della loro età. Con voglia di vivere la città e avere successo. Non frequentano comunità italiane, ma si aggregano alla variegata popolazione newyorchese. Anche nelle comunità fuori da Manhattan, come quella di Arthur Av nel Bronx o Bensonhurst a Brooklyn, la situazione è la stessa. Gli italiani riscoprono la loro unità soprattutto quando si ritrovano per celebrare le tradizioni religiose come il Natale o i patroni dei Santi più famosi. Ma ci sono delle eccezioni. La Di Palo è una famiglia di italo-americani giunta alla quinta generazione. Si vantano di gestire la più vecchia gastronomia di Little Italy. Aperta dalla signora Concetta nel 1925 come latteria locale, è oggi un negozio moderno che ha una clientela internazionale. Luigi (Lou) Di Palo, nipote di nonna Concetta, ha le idee molto chiare su come tramandare i valori italiani. Attraverso il cibo.             Non semplicemente vendendolo, ma raccontandolo. I Di Palo infatti hanno un rapporto diretto con i loro clienti. Da dietro il bancone, mentre preparano la mozzarella, affettano un prosciutto di Parma o tagliano un pezzo di parmigiano reggiano, raccontano dei loro viaggi in Italia, di come scelgano i prodotti da vendere non su un catalogo illustrato, ma direttamente nei luoghi dove sono prodotti. Negli allevamenti dell’Alto-Adige, nei campi dell’Emilia-Romagna, negli uliveti della Sicilia, nelle vigne della Veneto e della Toscana. Ma non solo. Ai Di Palo piace raccontare le storie o leggende) di come siano nati certi cibi o del perché della loro particolare forma. Scopriamo così in modo piacevole che il pandoro è diventato un dolce natalizio perché tagliandolo per farcirlo, si può ricomporre a forma di albero di Natale. Oppure come i tortellini siano opera del proprietario di una locanda emiliana, il quale, sbirciando dal buco della serratura della stanza di una nobildonna sua ospite, rimasto folgorato dalla bellezza del suo ombelico, volle riprodurlo in una preparazione culinaria. I Di Palo trasformano quindi il bancone della loro gastronomia nella tavola di una casa italiana. Il bancone non è più una barriera, ma un luogo dove si comunica e attraverso il cibo si tramandano le tradizioni. Lou Di Palo ne è sicuro. L’Italia è un paese piene di problemi, dove spesso si lavora male. Ma ci sono aspetti della vita in Italia che sono invidiabili. La famiglia a pranzo seduta intorno ad una tavola. Le piazze piene di persone e di bambini alla domenica pomeriggio. Le chiacchiere al bar con  gli amici mentre si beve un buon caffè espresso. Sapersi godere le cose semplici e il buon cibo. Ecco ciò di cui gli italiani devono essere fieri. Ecco cosa i Di Palo intendono trasmettere ogni giorno ai loro figli, ai loro nipoti, ai loro clienti.

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