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Il microchip parla italiano

Scienziato, genio e inventore. Senza dubbio sono queste tre anime che si sono fuse per guidare Federico Faggin, l’inventore del microprocessore, dalla sua prima giovinezza fino ai nostri giorni, così che l’appellativo di “padre del microprocessore” per quanto perfettamente appropriato, risulta paradossalmente riduttivo, se si pensa che stiamo parlando anche dell’inventore della prima piattaforma computerizzata di integrazione voce-dati, nei primi anni ‘80, dell’inventore del “touchpad”, nel 1994, dello sviluppatore di sensori di immagine basati su reti neurali. Nato il 1° dicembre 1941 a Vicenza, Faggin si è laureato in Fisica con lode a Padova nel 1965, per trovare risposta a molte questioni fondamentali che si poneva. Nel 1966 l’azienda elettronica italiana per la quale lavora lo manda per il suo primo breve ma illuminante soggiorno nella Silicon Valley, in California, dove scopre che «esisteva un posto al mondo dove la tecnologia avanzata, la voglia di fare e l’intelligenza erano incoraggiate e facilitate». Al suo rientro in Italia, nel 1967, viene assunto dalla SGS-Fairchild, industria di semiconduttori, e qui sviluppa il processo tecnologico Metal Oxide Semiconductor per la fabbricazione di dispositivi elettronici MOS. Si tratta di un avvio brillante che rende possibile un radicale cambiamento nella sua vita, grazie al legame di SGS-Fairchild con la casa madre americana: Federico Faggin si trasferisce per una esperienza di lavoro presso la sede di SGS-Fairchild a Palo Alto – di nuovo in California quindi – ma questa volta ben presto decide di stabilirsi. Gli Stati Uniti diventeranno così lo scenario di tutta la sua vita professionale. Proprio all’interno di SGS-Fairchild sviluppa un processo fondamentale (e di lunghissima vita: viene ampiamente adoperato ancora oggi) per l’elettronica integrata su silicio, la “silicon gate technology”, e dopo averlo utilizzato con successo per realizzare il primo circuito integrato basato su questa tecnologia, lascia senza pensarci due volte SGS-Fairchild per passare alla Intel, un nome che oggi non richiede commenti ma che allora muoveva appena i suoi primi passi. In Intel Federico Faggin viene chiamato nell’aprile 1970 per sviluppare e implementare su silicio un set di chip (ovvero “circuiti integrati”) della “famiglia 4000”, destinati alla produzione di calcolatrici da tavolo. Nasce così il primo microprocessore della storia, l’Intel 4004. Ed è così che, meno che trentenne, Faggin diventa un imprenditore di successo della Silicon Valley, fondando diverse società hi-tech di punta, quali la Zilog e la Synaptics. Si deve proprio a quest’ultima la realizzazione del touch pad, lo schermo sensibile al tatto presente su tutti gli smartphone e i tablet pc in circolazione. Nel corso della sua lunga attività imprenditoriale Faggin ha ottenuto venticinque brevetti, cinque lauree honoris causa e una ventina di prestigiosi riconoscimenti, ultimo dei quali la National Medal of Technology and Innovation, consegnatagli nel 2010 dal Presidente Obama. Federico Faggin nel corso della sua vita ha saputo ripetutamente andare oltre la conquista – pur straordinaria – del momento, per affrontare nuove sfide che significavano invariabilmente passare ad un’altra azienda o fondarne una nuova, trovare nuovi collaboratori o giovani talenti da supportare, impegnarsi in contesti tecnologici e scientifici  fino ad allora anche per lui pressoché sconosciuti. La scienziata premio Nobel Rita Levi Montalcini ha dichiarato: «C’è un altro italiano che avrebbe meritato, forse più di me, il premio Nobel:         è Federico Faggin». Il fisico vicentino, da 44 anni negli Stati Uniti, è rimasto sempre profondamente legato alla sua madre patria. Di recente è stato ospite in Italia del Presidente del Senato della Repubblica, Renato Schifani, presso Palazzo Giustiniani, in Sala Zuccari, in occasione della presentazione del volume sulla sua biografia, la cui prefazione è a firma di Rita Levi Montalcini e la postfazione è a cura di Patrizia Livreri. Alla cerimonia era presente il Ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca Francesco Profumo, che a Faggin ha riservato un’accoglienza da grande scienziato ricevendolo la sera prima presso la sede del Ministero. Nella sua permanenza a Roma, Faggin è stato ricevuto anche dal Ministro Corrado Passera: un incontro che ha visto il Ministro e lo scienziato vicentino trattare i temi dello sviluppo della ricerca nelle università italiane, e più in generale dell’evoluzione dell’innovation technology e del contributo che i tanti scienziati italiani sparsi per il mondo possono dare alla nostra nazione. Oggi Faggin è impegnato sul fronte delle interfacce uomo-macchina, entità elettro-bio-meccaniche che, ricevendo degli “stimoli sensoriali” imprevedibili dall’esterno, possono sintetizzare comportamenti autonomi in grado di “affrontare la situazione” e perseguire soluzioni in base a processi “mentali” basati su “creatività” ed “esperienza”. Al suo incrollabile entusiasmo va certamente quindi il nostro augurio di buon lavoro!

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