Con questa nuova rubrica “40 Wall Street” Benvenuta Italia, inizia un percorso dedicato al sistema produttivo italiano. Lo farà ascoltando la “pancia” del business internazionale: Wall Street. Luigi Rosabianca avvocato di Wall Street e Giovanni Pellerito International Strategist e Fondatore ed Editore di questa rivista, cureranno questa rubrica che di volta in volta tratterà argomenti utili alle aziende italiane ed all’intero sistema produttivo made in Italy, e lo farà con ricerche approfondimenti ed interviste a manager, opinion leader e opinion maker. Il primo appuntamento inizia con un argomento attualissimo quale quello della internazionalizzazione. Studiando i dati pubblicati dal Ministero dello Sviluppo Economico, l’Italia e` la nazione d’Europa, con il più` alto numero di piccole e medie imprese: sono 4,4 milioni e rappresentano circa il 99,4% del sistema produttivo italiano. Le PMI costituiscono il 99,5% delle imprese italiane che esportano all’estero, contribuendo con ben il 66,8% al volume complessivo delle nostre vendite al di fuori del territorio nazionale. Danno occupazione a oltre 3,1 milioni di persone. L’Italia, negli ultimi anni, ha cambiato più volte pelle, ha subito profonde trasformazioni, ha cercato di adeguarsi alle nuove dinamiche internazionali. Le PMI italiane hanno compreso l’importanza della qualità del prodotto e hanno compreso che la ricerca spasmodica del pricing, non era la strada giusta! Più qualità che quantità, hanno puntato e sempre più stanno puntando su quel famoso “fattore I” o made in Italy che a livello planetario ci viene riconosciuto come INIMITABILE! Ma l’attuale rappresentazione della globalizzazione, che vede scenari sempre più competitivi, impone, una scelta strategica e coraggiosa: puntare sugli investimenti in conoscenze, nuovi brevetti e nuove tecnologie. Tutto il mondo riconosce alle aziende italiane una “vocazione naturale” nel fare internazionalizzazione, non a caso siamo i figli di Colombo! Tuttavia, per cogliere le opportunità offerte dai nuovi mercati, occorrono competenze e strategie, visione e conoscenza, fattori essenziali per sopravvivere in mercati ipercompetitivi come quelli di oggi. Secondo le valutazioni di Unioncamere, infatti, sarebbero molte di più le imprese italiane che potrebbero prendere la strada dell’internazionalizzazione; strada impervia piena di insidie da affrontare con il solo spirito d’avventura. E questo le aziende italiane lo sanno, sanno pure che più che una possibilità oggi è una necessità, ma se non affrontata con criterio può rivelarsi un boomerang. Ma cosa spaventa di più le imprese in questo processo di internazionalizzazione? Primo fra tutti la preoccupazione di affrontare paesi maturi come gli Stati Uniti e tutto il Nord America o il Far West, senza una guida legale e di brand management o di International strategy che possa garantire la salvaguardia degli affari e della reputation dell’azienda. Le aziende ne sono consapevoli, tanto che da una recente indagine risulta che quasi 7 aziende del Nord/Est su 10 non hanno conoscenze sufficienti per affrontare in modo adeguato il mercato internazionale. Alla domanda se la loro impresa sia in possesso di tutte le conoscenze per affrontare il business oltre confine, il 66% dei manager intervistati ha risposto in modo negativo, sostenendo allo stesso tempo l’esigenza di più formazione in tema di internazionalizzazione. E pensare che ben l’84% delle aziende campione, per lo più piccole e medie imprese, sono già presenti mercati esteri. Insomma, le imprese sanno bene che vendere non è la sola mission aziendale, occorre curare l’aspetto culturale, perché conoscere il contesto del Paese in cui si va a operare permette d’individuare partner in modo mirato, costruire rapporti durevoli e proficui e di gestire in maniera efficace le varie operazioni, a partire da quelle legate agli aspetti legali e della comunicazione. Oggi più che mai è essenziale organizzare la missione di internazionalizzazione in funzione delle esigenze del territorio individuato per commercializzare i propri prodotti o per creare partnership o per farsi conoscere dagli investitori. Le aziende che operano con questo approccio alla fase di internazionalizzazione, sono quelle che registrano i migliori successi e che crescono con continuità sia nella penetrazione del mercato che nei profitti. Farsi accompagnare da un team di esperti operanti sia nella sfera legale che nella sfera del marketing e dell’international strategy determina il successo per l’ingresso in mercati quasi mai è permesso sbagliare. La globalizzazione è innanzitutto selezione e competenza, e solo chi è consapevole di queste importanti precondizioni e si attrezza di conseguenza, ha la possibilità di trovare le tanti opportunità che oggi il mondo del commercio offre.