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Fabio Volo

Scrittore, conduttore, attore, artista, difficile contenere in una sola parola la personalità poliedrica di Fabio Volo. Alcuni lo amano, altri lo odiano, ma in fondo davanti ad una persona con il suo carisma e la sua indole così versatile è difficile assumere una posizione oggettiva. Non solo narratore di storie, ma anche di viaggi, quelli che ha condotto in giro per il mondo, grazie al suo lavoro, specialmente negli ultimi anni, tra Parigi, Barcellona e la brulicante New York. Ed è proprio di questa città che si è innamorato follemente e in cui ha scelto di vivere alcuni mesi all’anno.

Hai sempre viaggiato tanto, parlami del tuo legame con gli USA e in particolare New York.
Quando la prima volta sono partito da Brescia, Milano mi sembrava il punto di arrivo, dove le “cose succedono”. Quando sono venuto qui ho avuto la sensazione che veramente è QUI che le cose succedono, poi arrivano da un’altra parte nel mondo. New York è al confine del tempo. È l’esperienza che conta. L’oggi sarà oggi da un’altra parte in futuro. Hai l’impressione di poter competere, che se combatti alla fine ce la puoi fare. Senti che può succedere di tutto, hai la sensazione di avere delle chances. Anche se rimanesse solo tale, è comunque importante. Una città che ti dà stimoli, dove cammini tanto – io amo camminare – è un posto che ti dà tante idee. È una città da cui prendo input che filtro e che a volte entrano nelle cose che faccio, come la radio o quando scrivo i miei libri. New York è meno americana di altre città. Qui vedo i sogni di tante persone, tanti Europei, una sorta di “Europa dei Ribelli”.

Ti ricordi il primo viaggio qui?
Diciotto anni fa sono venuto qui ed ero ospite in un loft di una pittrice. Dormivo su un materassino in soggiorno. Stavo nel Lower East, quando ancora non era esattamente “pulito” come ora. Mi innamorai comunque immediatamente dell’atmosfera. Ero subito a mio agio nonostante non la conoscessi e non conoscessi tanta gente. È una città che se vuoi viverla in solitudine lo puoi fare, oppure aprirti e conoscere persone. Io mi sono sentito a casa fin dal primo viaggio. A New York vedi uno a petto nudo che cammina davanti a uno con la pelliccia, e tutto fa parte della stessa scena, del suo insieme. Ricordo che passeggiavo e pensavo che la città fosse mia. Non ricordo di averla mai sentita come turista. A New York non sei in America, sei a New York!

Le cose ti sorprendono o le vedi diverse da noi?
Mah che dire, per esempio, non ti accorgi quanto sia facile spendere soldi! La velocità con cui se ne va il denaro è impressionante, 20$ lì, la mancia di là etc. La politica è distante dalla tua vita, o meglio non è presente così tanto come da noi nella quotidianità come in Italia, che se anche non ti informi sai quello che succede in parlamento a Renzi.

Stai qui per alcune settimane all’anno, hai il tempo di farti mancare l’Italia?
Pensa che divento più patriota quando sono qui che a casa! La cosa che mi dispiace di più dell’Italia a volte… è come quando i professori ti dicevano che eri bravino ma potevi fare di più se solo avessi voluto, se solo avessi studiato! Ecco a volte vivo la stessa sensazione, il nostro paese quanto potrebbe fare di più… qui si inventano i business dal nulla. È come avere una donna che ami e con cui vorresti fare tante cose, l’amore, andare in giro, però lei dorme, è sempre addormentata, e allora aspetti, aspetti che si svegli per fare tutte le cose che desideri con lei.

Fabio Volo scrittore e attore in America?
Tutti i miei libri sono stati tradotti in diverse lingue: spagnolo, francese, tedesco, russo e tante altre lingue ancora, ma prima di arrivare all’inglese e a questo mercato… è sempre dura. Hanno tanto, tanta roba qui. Sono pochi gli scrittori italiani tradotti per questo mercato. Io ho due libri in inglese e sono contento. Per quanto riguarda i film, “Matrimoni e altri disastri” era stato selezionato al Sundance Festival e con “Casomai” avevo preso il premio come miglior attore a FLIFF. Comunque vengo qui perché ci sto bene, è stimolante. Principalmente mi interessano molto gli “input” ricevuti rispetto al mio “output”.

C’è un posto che pensi possa dare più “energia” di New York?
Non penso esista, a livello di energia nel mondo come New York non ce n’è. Mi attrae la California per il clima, forse Santa Monica sarebbe un’alternativa, ma sempre solo per evitare il freddo della East Coast.

La cosa peggiore degli USA o New York secondo te?
Che è difficile creare amicizie, profonde intendo. Sarà un po’ per il loro (gli americani) modo di vivere. Escono di casa a 18 anni, vanno al college in un altro stato, poi cambiano ancora. Forse sono abituati a non mettere le radici affettive o ci mettono di più. Io vengo da Brescia e fino a stamattina ho sentito il mio amico delle medie! Poi se sei troppo gentile pensano che vuoi qualcosa in cambio o se sei troppo disponibile e approcciabile magari passi per un loser.

Hai un sogno che ti piacerebbe realizzare qui?
Sì, aprire una panetteria! Sarebbe come chiudere un cerchio per me. È il modo con cui ho iniziato a Brescia con i miei genitori e mi piacerebbe aprire un bel posto cool qui in una bella zona. Ho bisogno di essere sempre impegnato e questo mi darebbe una soddisfazione personale!

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