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INVESTIRE IN ITALIA

È il momento giusto per investire in Italia, ora ci sono le condizioni: questo è l’invito rivolto a New York dal vice ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, nel corso del simposio “Italy Now: Investment, Opportunity, Impact”, tenutosi nella sede di Bloomberg. Calenda ha spiegato come i due pilastri sui quali si articola la strategia del governo per attirare capitali stranieri sono «riforme strutturali in diversi settori e un nuovo modello di governance». Al roadshow, che si è poi spostato a San Francisco, hanno partecipato anche il presidente della Cassa depositi e prestiti, Claudio Costamagna, e il presidente dell’Italian Trade Commission (Ice), Riccardo Monti. Quello che emerge è un quadro positivo dell’Italia, anche se il lavoro da fare è ancora molto, e gli investimenti dall’estero rappresentano un elemento fondamentale per la crescita del Belpaese. «Le esportazioni dell’Italia sono cresciute del 37% tra il 2009 e il 2015», ha affermato Calenda, spiegando che il governo sta «smantellando un sistema durato più di 40 anni che è stato ostile al business». «Nel 2015 il Pil è tornato a crescere con un +0,8%, mentre per l’anno in corso è previsto un +1,6%», ha continuato il vice ministro. Mentre il presidente dell’Ice ha sottolineato come «gli investimenti diretti dall’estero in Italia sono aumentati del 50% nel 2015, raggiungendo quota 30 miliardi di dollari». Un dato, ha precisato Monti, che è ancora «provvisorio», poiché «i numeri precisi saranno pubblicati a maggio: ma è indice di un momento positivo». Costamagna, che ha discusso davanti agli investitori con Erik Nielsen, global chief economist di Unicredit, ha spiegato invece che per l’Italia è un «magic moment», un momento magico, «ma ora deve essere gestito, e ci sono anomalie che vanno corrette». «La gente guarda all’Italia, ma spesso il pacchetto non è vendibile agli investitori internazionali», ha sottolineato, ribadendo che il ruolo della Cassa è proprio quello di facilitare gli investimenti privati. «Non possiamo essere sostituti dello Stato, non saremo una nuova Iri», ha precisato, spiegando che l’obiettivo è quello di «lavorare in un modo da creare utile ma non dobbiamo ottimizzare i profitti». L’Italia, ha proseguito, è formata da un tessuto di piccole e medie imprese che per sopravvivere devono crescere in termini di investimenti e capitale, oppure vendere: «Un tempo si pensava che piccolo fosse bello, adesso tutti sappiamo che non è così». All’incontro anche Andrea Illy, presidente e amministratore delegato di Illy Caffè, e David Joyce, presidente e amministratore delegato di Ge Aviation, che hanno firmato il Memorandum di intesa – che verrà poi ratificato in Italia – tra General Electric Avio e Ministero dello Sviluppo Economico, Regione Piemonte, Regione Campania e Regione Puglia, con il quale l’azienda intende studiare opportunità di investimento nelle tre regioni per circa 200 milioni di euro.

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