Due anni fa, quando ho assunto il mio incarico come direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Londra, ho deciso che la musica sarebbe diventata l’elemento principe della mia programmazione sia perché è una delle forme d’arte più coinvolgenti sia perché fortemente rappresentativa della cultura e dell’identità italiana.
Ho subito capito che, forse, la lingua potrebbe essere uno dei principali ostacoli all’apprezzamento delle canzoni italiane da parte dei 54 milioni di persone che vivono in Inghilterra e Galles. Così, ho ideato una serie dedicata alla “Nuova musica strumentale italiana”: pura musica, svincolata dalle parole e dai significati, in grado di trasmettere emozione. Questo ha un maggiore impatto sul pubblico e sull’industria musicale. Artisti come Luciana Bigazzi, Maurizio Colonna, Benito Madonia, Umberto Sangiovanni, Ludovico Einaudi, Giovanni Allevi e Riccardo Zappa hanno aiutato l’Istituto, favorendo la popolarità della musica e dello stile italiano.
Tra l’altro, all’interno della “Nuova musica strumentale italiana” ci sono anche i più famosi e importanti musicisti jazz. Questo è stato possibile grazie alla popolarità del genere e del calibro estremamente elevato dei musicisti italiani che hanno eseguito queste opere per l’Istituto come Francesco Cafiso, Dino Rubino, Giuliano Perin e Antonio Forcione.
L’arrivo di Gianluca Pellerito al prossimo London Jazz Party sembra quindi il passo logico.
Gianluca è un artista incredibile, un giovane talento e vogliamo essere i primi a presentarlo agli intenditori britannici. Ha iniziato i suoi studi quando aveva solo quattro anni e poi ha continuato la sua formazione al prestigioso Berklee College of Music. Indubbiamente ha un brillante futuro davanti a sé e, pur essendo solo un adolescente, ha già suonato con i musicisti jazz più importanti del mondo.