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Stefano Domenicali

Nella splendida Emilia, a pochi chilometri da Modena, nel cuore del triangolo più ricco d’Italia, dove i prodotti della terra sono vere ricchezze di cultura e di economia, in una terra rispettata, quasi adorata dai suoi abitanti, consci e riconoscenti dei suoi doni, c’è una cittadina tipica emiliana, genuina, fattiva ed operosa, come tante in quella zona, ma questo piccolo centro abitato dell’appennino modenese ha una sua assoluta particolarità, è la cittadina da 17.000 abitanti più famosa al mondo, e si chiama Maranello. Già Maranello, tanto emiliana quanto svizzera, tanto italiana quanto americana, tanto genuina quanto snob e raffinata, dove il silenzio viene di colpo spezzato dalle note gravi ma melodiose di un tenore cromato che riempie il cielo e rimbomba tra le montagne che la circondano, come fosse il ruggito di un leone nella sua savana, dove lungo i viali della zona industriale puoi incontrare “gli uomini dalla tuta rossa”, sguardo concentrato, tra il fiero ed il deciso, nelle loro armature di un colore che si chiama solo in un modo: “Rosso Ferrari”. La Ferrari, dal 1943, fiore all’occhiello di questa cittadina emiliana. La Ferrari, che da poche settimane ha vinto la sua gara più importante di sempre, quella dei marchi più famosi e popolari al mondo, una gara dura che l’ha vista primeggiare per la prima volta e passare la bandiera a scacchi ai danni della mitica Coca Cola; e se si pensa che il sorpasso è avvenuto in una curva davvero difficile e piena di insidie che si chiama 2012, il gusto della vittoria è ancora più dolce. Un primato senza precedenti, che significa che il marchio più importante al mondo si chiama Ferrari, ovvero ITALIA! E allora Benvenuta Italia ha voluto incontrare il Team Principal della Ferrari, Stefano Domenicali. Anche lui con una storia da Ferrari, fatta di sogni, traguardi e vittorie. Ha sognato sin da piccolo di essere un Uomo Ferrari, lo è diventato, è cresciuto in quella azienda ed è arrivato al vertice della divisione sportiva della casa di Maranello. 47 anni di Imola, una laurea in economia, una storia tutta in Ferrari.

Dottore Domenicali, che sensazione si prova a rappresentare un marchio come Ferrari nel Mondo?

«Una grandissima responsabilità, per due motivi: il primo come manager di quello che è il top, l’emblema dell’operosità dell’italianità nel mondo, per storia per capacità e per dedizione e che ha avuto inizio con il nostro fondatore Enzo Ferrari ed è perseguita e continuata oggi dal Dottor Montezemolo. In Ferrari c’è un fil rouge che lega tutti noi. Dalla sua fondazione la Ferrari ha seguito uno stile che è lo “Stile Ferrari”: uno standard di vita e di qualità che nella sua genuinità, semplicità e fattività rende il nostro prodotto unico. E siamo orgogliosi di rappresentare sempre più l’eccellenza italiana nel mondo. Il secondo dei motivi è che io sono di Imola: sono nato con il rosso Ferrari, colore che ha contraddistinto la mia vita; e quindi, per me la responsabilità va anche oltre la responsabilità professionale, diventa una vera e propria responsabilità territoriale, di appartenenza».

A chi ha dedicato la sua nomina a numero uno del settore sportivo della Ferrari?

«Sono molto legato alla mia famiglia tutta, dai miei genitori a mia moglie ai miei figli, ma non ho dubbi nel dire che quel giorno ho dedicato il mio traguardo a mio padre, che ha seguito passo passo il mio sogno, dalla laurea in economia all’Università di Bologna fino alla spedizione del mio curriculum alla Ferrari. Il mio desiderio di giovane laureato era quello di entrare nell’azienda che ho sempre sognato, e ho avuto il privilegio di crescervi dentro, dal settore amministrativo alle risorse umane, fino a diventare braccio destro di Jean Todt e infine come responsabile del settore sportivo».

Una carriera tutta in Ferrari, ma da piccolo Domenicali cosa sognava di fare?

«Credo che se non avessi coronato il mio sogno in Ferrari, mi sarei dedicato all’aeronautica, un settore che mi appassiona».

Come immagina il marchio Ferrari tra 30 anni?

«Con le stesse caratteristiche che hanno contraddistinto la sua nascita, ovvero quei capisaldi di genuinità, efficienza, creatività e stile che Enzo Ferrari ci ha insegnato. Certo, una Ferrari che comunque rimane sempre attenta alle evoluzioni della società e del mondo. Del resto, la Ferrari vanta tifosi ed estimatori in tutti e cinque i continenti: noi abbiamo il dovere di saper ascoltare le loro passioni ed emozioni per renderle prodotti e vittorie».

Ancora una domanda, cosa le piace della nuova creatura di Formula Uno?

«Mi piace che sia una macchina “docile”: in gergo tecnico, l’auto che risponde alle richieste di correzione che i piloti in fase di test e prova ci indicano. Siamo molto fiduciosi: siamo la Ferrari!».

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